La Vita di Vladimir Komarov

di Giorgio Pietro D.

L'Eroe dell'Unione Sovietica Vladimir Komarov. Credit: Alexander S. Mokletsov.

Vladimir Komarov nacque a Mosca, capitale dell’Unione Sovietica, il 16 marzo 1927. Iniziò le scuole elementari nel 1935, ma nel 1941 a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale iniziò a lavorare per sostituire gli uomini che erano andati a combattere al fronte. Tornò ben presto a Mosca e nel 1943 completò la settima classe della scuola secondaria. Un anno dopo iniziò la scuola aeronautica dell’Unione Sovietica per diventare un pilota. Nel frattempo, suo padre morì in combattimento. Nel 1949, poco dopo la morte di sua madre, completò l’addestramento e divenne luogotenente dell’aeronautica militare sovietica. Dopo 11 anni, fu scelto per essere uno dei primi 20 cosmonauti dell’Unione Sovietica ma a causa di alcuni problemi fisici e cardiaci non poté prendere parte a nessuna missione spaziale fino al 1964, quando fu nominato comandante della missione Voskhod 1. Questa missione fu la prima con più di un cosmonauta a bordo e fu un grande successo. In seguito, Vladimir Komarov fu scelto insieme a Yuri Gagarin e Alexei Leonov come progettista e primo cosmonauta del neonato programma Soyuz. Vladimir Komarov e Yuri Gagarin divennero grandissimi amici tanto amici che Komarov sacrificò la sua stessa vita per lui.

 

LA MISSIONE SOYUZ 1

Il 1967 era un anno molto importante per l’Unione Sovietica inquanto era il cinquantesimo anniversario della Rivoluzione d’Ottobre. Il leader di allora Leonid Brezhnev voleva festeggiare questa ricorrenza con un deciso sorpasso sugli Stati Uniti nella corsa allo spazio. A questo proposito l’agenzia spaziale sovietica pianificò il primo rendez-vous tra due navicelle spaziali lanciate con un giorno di distanza, si sarebbero dovute unire in orbita per uno scambio di equipaggio per poi separarsi e atterrare con gli equipaggi invertiti la Soyuz 1 e la Soyuz 2. Il lancio venne programmato il 23 aprile del 1967 e Komarov venne scelto come pilota della prima navicella spaziale. La fretta che Brezhnev aveva imposto di effettuare la missione entro la fine del 1967 non aveva apportato un rimedio efficace allo sviluppo delle navicelle Soyuz. Nei collaudi precedenti al lancio della Soyuz 1 i tecnici trovarono 203 problemi strutturali che avrebbero senza dubbio compromesso la missione e portato a un suo catastrofico fallimento. Tutti i membri dell’agenzia spaziale erano però terrorizzati dall’eventuale reazione di Brezhnev ad un rinvio della missione e quindi decisero di proseguire. Komarov aveva rivelato di essere a conoscenza che la missione avrebbe causato la sua morte, ma non poteva rifiutarsi di salire su quel razzo perché se Komarov non fosse partito sarebbe toccato al migliore amico Yuri Gagarin. Nessuno riuscì a far cancellare quella missione senza salvezza, ma Komarov segui gli ordini e si trovò sulla rampa di lancio il giorno prefissato.

 

IL VOLO MALEDETTO DELLA SOYUZ 1

Cosmonauti sovietici (prima fila, da sinistra): Vladimir Komarov (Voskhod 1), Yuri Gagarin (Vostok 1), Valentina Tereshkova (Vostok 6), Andriyan Nikolayev (Vostok 3), Konstantin Feoktistov (Voskhod 1), Pavel Belyayev (Voskhod 2), seconda fila: Alexey Leonov (Voskhod 2), Gherman Titov (Vostok 2), Valery Bykovsky (Vostok 5), Boris Yegorov (Voskhod 1) e Pavel Popovich (Vostok 4). Star City. Credit: Alexander Mokletsov.

Dopo aver salutato l’amico Gagarin, e la moglie si imbarcò nella capsula della Soyuz. All’inizio le cose sembravano andar bene, la nave partì e superò l’atmosfera terrestre entrando nell’orbita prevista dalla missione, una volta nello spazio però la Soyuz fu vittima di numerose avarie, uno dei due pannelli solari non si aprì, coprendo gli strumenti di volo e impedendo al cosmonauta di poter condurre la nave, la capsula spaziale era sbilanciata e iniziò a roteare su sé stessa in maniera caotica e continua. Komarov fece di tutto per cercare di ridurre il danno causato dalle avarie multiple della strumentazione, arrivò a prendere a calci la parete di acciaio per cercare di aprile il pannello solare difettoso oltre la fusoliera. La situazione era disperata, da terra tentavano in tutti i modi possibili di aiutare il pilota nelle spazio, ma anche la comunicazione era difficile, dopo tutti questi problemi continui la missione venne annullata e venne dato l’ordine a Komarov di rientrare, l’ennesima avaria del computer di bordo non permise al pilota di fare una corretta manovra per inserirsi nel corridoio di rientro e un mal funzionamento del motore non dette modo alla nave di tenere lo scudo termico nella giusta posizione per essere rallentato dall’atmosfera. I tecnici di terra continuavano a parlare con l’astronauta, ma le trasmissioni erano confuse, nella sua ultima trasmissione Komarov si arrabbiò molto con i tecnici del programma spaziale e la risposta che fu data è che la Russia e il partito erano fieri di lui. La Soyuz 1 rientro miracolosamente nell’atmosfera ad una velocità elevatissima, in più uno dei paracaduti non si aprì portando la nave a schiantarsi al suolo a una velocita di 40 metri al secondo, la capsula prese fuoco e il corpo senza vita del cosmonauta finì carbonizzato tra i resti in fiamme della sua nave. Il corpo irriconoscibile di Komarov venne mostrato alla dirigenza del partito e agli amici di sempre, compreso Gagarin che soffrì molto la perdita del migliore amico, vennero organizzati funerali di stato per il pilota morto e venne dichiarato l’Eroe dell’Unione Sovietica. I giornali sovietici diedero la notizia della sua morte senza spiegarne effettivamente le cause, e la verità sulla tragica morte di Vladimir Komarov. Venne fuori solo venti anni dopo, assieme alle sue ultime trasmissioni e al filmato della capsula schiantata e in fiamme.

4 thoughts on “La Vita di Vladimir Komarov

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